Quando al supermercato ho vista una decina di giorni fa le chiacchiere di Carnevale, ho avuto un attimo di sgomento! Non ho ancora riposto l’albero di Natale che già si passa al Carnevale? Sinceramente più passano gli anni e più faccio fatica ad adeguarmi ai ritmi imposti dal consumismo, alle leggi di mercato e agli algoritmi oscillanti di domanda e offerta. Ho avuto la fortuna di vivere i tempi in cui la domenica era tutto chiuso, i centri commerciali non c’erano e se c’erano era pochi e lontani, e i negozietti piccoli a conduzione familiare erano i nostri punti di riferimento. Per la frutta c’era Ginetta, per i generi alimentari c’erano Linda e Gigetto. C’era insomma la vita di paese, c’erano i giovani che si ritrovavano in piazza o dalle suore con le chitarre e per parlare ci si incontrava.
Tempi passati, lo so. Si va avanti, si cambia, tutto si evolve, arrivano le comodità e noi ci adeguiamo, ma la mia anima vintage, quella più di tanto non riesce ad adeguarsi e io la lascio fare, in fondo non sarei più io se perdessi la mia impronta nostalgica …
Ovviamente non comprerò le chiacchiere adesso e forse neppure a Carnevale che non mi piacciono poi tanto , ma averle viste in bella mostra mi ha dato l’idea che mi mancava – Ecco cosa posso preparare per GustusoAbruzzo – ! I fritti di patate che nonna Annina chiamava “Rinturte” e che era solita preparare con i primi freddi di gennaio. – ” che A Sant’Andonie arriv lu frodd”- (A Sant’Antonio arriva il freddo) diceva nonno Mimì . E nonna impastava e friggeva, faceva il pane e cucinava la polenta con le salsicce e che allegria davanti al fuoco scoppiettante!
Quest’anno a Sant’Antonio in realtà, il 17 gennaio, due giorni fa, altro che freddo! Un vento caldo di Garbino, il Libeccio di noi abruzzesi, ha portato le temperature a 20 gradi! Anche le stagioni non sono più le stesse, le abbondanti nevicate di gennaio sono un bel ricordo tra i miei ricordi di gioventù.
I “Rinturte” di nonna Annina ero solita prepararli il giorno di Carnevale, quando mio figlio con i suoi amichetti rientrava dopo il giro in maschera. Non ci posso credere che sono anni che non li preparo più ma è così.
La ricetta è la trascrizione di quanto nonna dettava a voce – patate, uova, zucchero e farina, “nu cunucce di levit” (un poco di lievito) – quello che ci vuole, nonnò ! – A noi abruzzesi piace così, soprattutto a me piacerebbe che non si perdessero mai le nostre tradizioni, ma la vedo una battaglia dura e complicata…
Per la realizzazione dei miei Torcinelli, ho usato le patate del Fucino note anche come patata di Avezzano. Si tratta di una varietà di patate tipica della piana del Fucino, territorio contiguo al Parco Nazionale d’Abruzzo e al Parco Regionale del Sirente-Velino, riconosciuta ufficialmente con il marchio europeo IGP nell’anno 2016.
Rinturte di patate (Torcinelli di patate)
Ingredienti
- 300 g patate
- 350 g di farina 0
- 2 uova
- 2 cucchiai di olio evo o di semi
- 100 g di zucchero
- la scorza grattugiata di 1 grosso limone
- 6 g di lievito di birra fresco
- 1 presa di sale
- Inoltre
- 1 cucchiaio d’acqua
- zucchero per ricoprire
- olio di semi di arachidi per friggere
- Come si fa
- Lessate le patate dopo averle lavate, pelatele una volta cotte e passatele allo schiacciapatate.
- Fate intiepidire e mettetele in una ciotola insieme alle uova (sbattute velocemente in un piatto), lo zucchero, il sale, la farina, l’olio, il limone ed il lievito sciolto in 1 cucchiaio di acqua tiepida.
- Impastate bene tutti gli ingredienti , coprite la ciotola con la pellicola e fate lievitare fino al raddoppio in un luogo caldo e asciutto.
- Riprendete l’impasto lievitato, e ungendovi le mani , prendete piccoli pezzi di impasto alla volta, allungatelo, dandogli la forma di piccolo bastoncino bitorzoluto, torcetelo e tuffate nell’olio bollente, pochi alla volta.
- Importante, per ottenere un buon fritto, è la quantità dell’olio che deve essere abbondante, una padella alta e stretta e la temperatura giusta.
- Scolateli con la schiumarola, ponete su carta assorbente a perdere l’olio in eccesso.
- Infine, rotolateli nello zucchero semolato e servite anche tiepidi.
- Note : L’impasto si presenterà piuttosto appiccicoso, ma non aggiungete altra farina.
- Se avete fretta, potete aumentare la quantità di lievito; comunque, anche se il volume non sarà proprio raddoppiato, l’impasto crescerà ugualmente durante la frittura.
Le foto che seguono le ho scattate un giorno d’estate dello scorso anno quando sono stata a Pacentro, bellissimo borgo abruzzese iscritto tra i più belli d’Italia. Mi ha colpito molto la casa di Marlurita personaggio noto in paese per le sue qualità curative. Marlurita, infatti, era depositaria delle formule e procedure per “guarire” i colpiti da malocchio. Dopo la partenza dei fratelli per “la Merica” e dopo la morte dei genitori e della sorella , era rimasta da sola in questa casa dove ha consumato le sue giornate che terminavano già alle cinque di sera, confortata dai ricordi e dagli incontri con i paesani che gli hanno voluto bene. Una bella storia dei tempi passati che tanto mi affascinano e che fa parte della nostra cultura e del nostro essere abruzzesi. Semmai vi capiterà di venire in Abruzzo, visitate i nostri meravigliosi borghi ricchi di storia.
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